MAG incontra i fondatori Eva Maschietto e Massimo Maggiore che raccontano l’approccio di questa boutique che conta quattro soci e 15 professionisti. Una formazione di “ubiquitous lawyers”
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25 gennaio 2021
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smaterializzato e modulare, via al progetto emlex
LA STORIA: UN SODALIZIO COMINCIATO NEL 2007
Ora danno vita a un nuovo studio. Ma il progetto Emlex, avviato da Eva Maschietto e Massimo Maggiore si pone in linea di continuità con un sodalizio professionale che unisce i due avvocati dal 2007, ovvero da quando diedero vita a MMLex. In precedenza, Maschietto
è stata environmental manager di General Electric,partner della law firm Ashurst oltre che avvocato di Pavia e Ansaldo. Anche Maggiore, prima di fondare MMLex, è stato in Ashurst dopo alcuni anni trascorsi in Rucellai & Raffaelli.
Maggiore è anche professore a contratto di Diritto per il marketing alla Bocconi.

Quattro soci. Più altri quindici professionisti. Tutti basati a Milano. Ma tutti aperti a nuove forme di organizzazione del lavoro. Pronti a reinterpretare una professione che non resta sempre uguale a se stessa ma che evolve nelle sue forme e nei bisogni cui è chiamata a dare delle risposte.
Quando Eva Maschietto e Massimo Maggiore assieme ai partner Aurelio Assenza e Alex Fauster hanno deciso di dar vita a Emlex hanno deciso di essere «nuovi di nuovo». Un gioco di parole ispirato al titolo del disco che il batterista jazz, Makaya McCraven, ha realizzato quest’anno semplicemente aggiungendo una nuova linea ritmica al canto di Gill-Scott Heron nell’album di dieci anni fa, I’m new here.
Lo studio, nelle intenzioni dei fondatori, sarà una realtà smart, «agile e che vuole sfruttare appieno l’ubiquitous computing, cogliendone gli aspetti innovativi, informali che non penalizzano, ma anzi migliorano la velocità di reazione dei professionisti nella soluzione dei loro problemi».
Come spiegano in questa intervista a MAG Eva Maschietto e Massimo Maggiore, sono i clienti che hanno ispirato la scelta di dare spazio a temi nuovi che hanno portato con sé nuovi investimenti, anche in termini di infrastrutture informatiche come cybersecurity, benessere delle persone, formazione e aggiornamento professionale.
I professionisti di Emlex lavorano con società le cui attività sono focalizzate sull’innovazione, lo sviluppo e l’utilizzo di nuove tecnologie, ma anche l’ambiente, la sicurezza informatica, il cloud computing.
Altri clienti poi sviluppano progetti di housing sociale, smart cities e benefit companies, da qui l’idea di studio che trova nella sostenibilità un valore centrale e la determinazione nel lanciare il nuovo brand. Nel presentarvi avete usato una espressione suggestiva: Siamo nuovi di nuovo.
A parte la citazione musicale, il messaggio qual è?
Eva Maschietto (EM): Dopo oltre 13 anni di attività con Massimo Maggiore, già prima della pandemia, abbiamo sentito l’esigenza di ripensare all’impostazione dello studio. Eravamo nuovi già 13 anni fa quando abbiamo deciso di metterci in proprio, io appena uscita da un’impresa multinazionale e Massimo da uno studio legale internazionale in cui avevamo lavorato insieme.
E oggi?
EM: Oggi vogliamo mettere a frutto questi anni di esperienza in una nuova forma, ancora più dinamica, moderna e centrata su una maggiore coesione e vicinanza professionale e umana, anche nei confronti dei clienti. Da qui in primo luogo la scelta del brand “Emlex”, incentrato sulle iniziali dei nostri nomi: Eva e Massimo. Sentiamo che questa nostra decisione è coerente con la domanda che proviene dal mercato.
In che senso?
EM: Al momento di riflettere sui piani di sviluppo dello studio ci siamo resi conto che avrebbe avuto più senso ripartire con un fresh start, anche se fortemente radicato in quello che siamo stati fino a quel momento. Da qui We are new again, Siamo nuovi di nuovo. La citazione musicale ci è sembrata particolarmente vicina al nostro sentire: suonare un brano noto, forte, ma con un ritmo diverso, che lo rinnova senza toccare la melodia, proprio quello che abbiamo in mente.

Cosa vuol dire, in pratica, essere avvocati nuovi all’alba del 2021 dopo uno degli anni più complicati che si ricordino in tempi recenti?
Massimo Maggiore (MM): Per noi vuol dire dare per acquisito tutto quello che è cambiato fino a ora e considerarlo parte del nostro patrimonio, sul quale costruire e modellare anche la professione legale del futuro. Questo significa innestare competenze e abilità nuove, sempre in divenire, cercando anche di affinare la sensibilità e la reattività dei professionisti verso gli scenari che si possono presentare. Partiamo in qualche modo avvantaggiati, perché il nostro bagaglio di esperienze si è formato anche grazie al dialogo con imprese che si muovono in scenari dove la competizione si gioca proprio sulla capacità di innovare.


Per affiancare il cliente che innova bisogna aprirsi al nuovo?
MM: Esatto. Non consideriamo le categorie tradizionali del diritto come fossero dei limiti, tutt’altro, ma come chiavi di accesso a una materia che deve adattarsi a situazioni che cambiano continuamente. Qui sta il valore aggiunto del professionista, perché la legge per sua natura ha bisogno del filtro della realtà per essere strumento di propulsione e non ostacolo.
Quali sono i settori in cui operate?
MM: Gli ambiti con cui noi ci confrontiamo, e che hanno assunto un peso anche maggiore a seguito della pandemia, comprendono i settori dell’intelligenza artificiale, della cybersecurity, del cloud computing, ma anche del social housing e della rigenerazione urbana, insieme al più “classico” M&A.
Il 2021 si apre con l’aspettativa di rafforzarci su questi settori accrescendo le nostre competenze e risorse. Vi presentate come studio smart: cosa vuol dire?
MM: Le restrizioni ai nostri movimenti durante il 2020 hanno costretto tutti a ripensare al modello di lavoro. Nel nostro caso il primo lockdown ha alimentato l’idea, già maturata in precedenza, di dare vita a Emlex.
Strutturarlo come uno studio per quanto possibile smaterializzato, modulare, che si appoggia sull’uso delle tecnologie disponibili e le comprende tra i suoi valori fondanti, è stata una scelta piuttosto spontanea. Non è necessario ricorrere a catch-word come legal tech per descriverlo, ma semmai pensare in modo diverso alla relazione tra la professione e i luoghi e le occasioni in cui questa si esercita.
Quindi?
MM: Per capirci, trovare e arredare l’ufficio di Milano è una priorità come lo sono gli strumenti di lavoro agili e in mobilità e la sicurezza informatica, in un contesto in cui ci è richiesto di lavorare da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento o, se si vuole, di essere “ubiquitous lawyers”.
Allo stesso tempo, il distanziamento forzato ci ha fatto capire che trovarsi insieme in un ambiente accogliente, che sia luogo di scambio continuo di idee, anche estemporanee, dove i collaboratori vadano con piacere, è molto importante. Crediamo che il nostro nuovo ufficio a Milano, di prossima apertura in Via Santo Spirito risponda a questa esigenza.
Lo “smart working” è una scelta e non deve essere confuso con il “working from home” forzato, ma come possibilità di operare un corretto bilanciamento tra i diversi momenti della vita. Nei settori di cui vi occupate che aspettative ci sono per il 2021?
EM: Il diritto amministrativo è un settore che interessa le imprese ancor più di quanto si pensasse in passato: nessuna delle attività è esente da profili amministrativistici: dall’urbanistica agli appalti, dalle autorizzazioni, al diritto ambientale, all’energia.
Con le carenze infrastrutturali e funzionali della nostra economia e tutte le risorse europee e statali che ci aspettiamo vengano iniettate nel nostro Paese è il settore destinato a crescere maggiormente. Il real estate ha acquisito nuova linfa con la logistica e con la grandissima occasione della rigenerazione urbana.
utti i settori di cui si occupa prevalentemente Massimo, con il suo team, che vanno dall’IP ad ogni applicazione delle tecnologie digitali è invece al centro della scena, per il fatto stesso che queste ormai permeano ogni ambito della nostra vita, dalle abitudini quotidiane alla circolazione delle idee, ancor più a causa della pandemia. Cambiano i fondamentali per competere in questo scenario?
MM: Per noi la competenza, nelle professioni legali, significa in primo luogo capacità di visione olistica, non parcellizzata, in cui il diritto sappia, per quanto possibile, contaminarsi con le esigenze effettive che provengono dal mondo delle imprese.
Occorre leggere le norme con la consapevolezza delle ricadute sui mercati competitivi nei quali si muovono i nostri clienti, senza lasciarsi sfuggire le molteplici interazioni tra i diversi settori professionali. Partendo da una solida preparazione giuridica di base, quello che a mio parere serve all’avvocato oggi è avere chiaro come funziona il business del cliente, si occupi di alimentare, di fashion, di investimenti immobiliari o di blockchain. Non ci si improvvisa, si cresce accanto al cliente e per questo serve dedizione, applicazione, entusiasmo e molto studio.
Dopo il lancio del nuovo brand lavorerete anche a integrare la squadra con altri colleghi?
Di che seniority?
MM: Abbiamo da tempo in mente di rafforzarci in alcuni settori trasversali a quelli di cui ci occupiamo, come ad esempio il diritto del lavoro.
La nostra priorità è quella di far crescere i nostri attuali collaboratori, perché possano emergere per le indubbie capacità che ci hanno dimostrato.
Allo stesso tempo manteniamo sempre massima apertura a cogliere le opportunità di crescita che possano provenire dall’esterno, stando attenti a non snaturare lo spirito di Emlex.
Tre priorità per Emlex nel 2021?
EM: Per prima cosa contagiare il mercato con il nostro entusiasmo: una volta stabiliti nel nuovo studio “fisico” organizzare il lavoro in modo alternato per dare nuova energia e rendere lo smart working un’opzione.
In relazione allo sviluppo di nuovo business vorremmo crescere nelle aree che presentano un valore aggiunto maggiore, continuando a essere percepiti dal mercato come uno studio che si distingue soprattutto per la qualità del suo lavoro.
(n.d.m.)